Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983

e dà il ritmo ai versi, il tempo è uno spalancarsi di abissi tra l'istante presente e quello appena vissuto, lo specchio del rimuginatore non è più vuoto, ma colmo di figure che guardano da lontano e da altrove, e gli emblemi sono tornati ma sotto forma di merci. Nell'assenza di ogni re­ denzione ciò che resiste è il profumo dei fiori del male, sui quali volano gli angeli, attratti dallo «charme infernal», presi dal «goCa du néant» e dall'amore del difforme. La tempesta impigliata nelle ali dell'Angelus Novus, che ha lo sguardo spalancato sulle rovine, si leva da quel barocco funereo, che è la scena stessa del mondo, dove nella corona del sovrano siede «beffarda» la morte, e il vento d'un'immensa vanitas disperde il sogno di redenzione del politico. Eppure l'idea di redenzione continua a vibrare nell'evento non vissuto, nella felic;ità che è stata negata ma il cui respiro ha sfiorato i corpi, nel silenzio che dorme nella lingua della poesia, mimesi e parodia del giorno della nominazione. Tutti gli scritti di Benjamin raccontano la distanza da quella voce in cui potrebbe risuonare la lingua che un mattino della creazione diede il nome alle cose. Il libro del Genesi non è solo l'ossessione esegetica del giovane Benjamin, ma è il grande foglio su cui prende figura, cogli stessi colori ad acquarello del bambino ber­ linese, quella linea d'orizzonte che divide la «pura lingua» dalla «parola giudicante», la nominazione dalla caduta, il privo di espressione dal regno dei significati, l'esperienza propria della parola dalla sua riduzione a mezzo. Su questa ricerca, nel momento della sua declinazione nel tema del tradurre, del compito del traduttore, agirà, in maniera sor­ prendente, la meditazione di Mallarmé sul «mot tota[, neuf, étranger à la langue et camme incantatoire...». Nella babele dei significati, e nelle astratte fedeltà al senso, Benjamin cercherà un varco su cui possa trasparire la luce della «pura lingua», e starà in ascolto di tutte le forme che alludono, o presagiscono, o sognano, un'interruzione, un arresto, una cesura di ciò che si presenta come omogeneo, fluente, progressivo, di . ciò che mostra il fascino della ar­ moniosa apparenza. Per questo sono le scritture della tem­ poralità, l'arabesco e il mosaico, il frammento e la memoria 93

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