Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983

La follia di Luigi II di Baviera Un pazzo bisogna chiamarlo pazzo. Si è reso un pes­ simo servizio a Luigi II indicandolo come il re romantico, il re baraccone, il re vergine, o anche il re schizoide, insomma parlando di lui come se fosse stato nevrotico come voi e me, magari un po' di più, considerata la sua condizione regale. Ebbene no, sicuramente Luigi II non avrebbe voluto essere come voi e/me, visto l'orrore che aveva per i suoi contemporanei. C'è in Luigi II qualcosa di radicalmente diverso e che bisogna proprio chiamare follia. Che pudore è quello che ci impedisce di chiamare la follia con suo nome? Credo che dipenda dalla prossimità della follia col potere. All'epoca del Rinascimento, ai re piaceva farsi accompagnare da un pazzo. AÌlora gli intel­ lettuali, che sono sempre solleciti a interp.retare i desideri del Principe, capirono la cosa come un'indicazione politica riguardo ai pazzi: bisogna trattarli come persone di buona compagnia. Guardate Erasmo e il suo Elogio della pazzia. Detto fra noi, non è la sua opera migliore, ma indica chiaramente un certo orientamento che tende a giudicare la follia attraverso la saggezza e la saggezza attraverso la follia. Su questo slancio si è andati avanti fino all'an­ tipsichiatria. Sono sicuro che un simile modo di vedere dà un bel po' · di buona coscienza al Saggio, ma non sono 9

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