Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983

che Luigi II sfuggiva - funzionano come uno specchio che offre un vantaggio estremamente prezioso, quello di non rimandare meccanicamente il nostro sorriso o le no­ stre smorfie. Le virtù dell'amore ci restituiscono un'imma­ gine compiacente; ed anche };odio funziona in modo molto pratico, visto che ci consente di respingere ciò che rischia di disturbarci troppo. In questo modo, con l'altro, ci scam­ biamo dei piccoli favori. Anche se si è tentati di denun­ ciare questi giochi come subdoli, non per questo vi . si sfugge. Si continua a seguire una tradizione che ha sempre indotto scienziati e filosofi a credere di avere a che fare con cose, con essenze, indipendentemente dalle maschere dietro le quali queste si presentano, e quindi a sostenere di guardare all'essenza dietro l'apparenza. Questa essenza è ciò cui Luigi II aspirava, ciò che egli ha cercato di realizzare per tutta la vita. L'altro, essendo preso . nell'immaginario, è sicuramente ingannatore; si è tentati, perciò, di eliminarlo, e addirit­ tura di costruire una teoria della psicoanalisi che miri a neutralizzarlo, cioè, in pratica, a ingannarlo in un altro modo. Ma questa è tutt'un'altra storia, per cui bisognereb­ be parlare del rischio, che la psicoanalisi corre, di costi­ tuirsi essa stessa come sistema paranoico. Freud se n'era accorto, ma questo non basta assolutamente ad esorciz­ zare il pericolo. Sarebbe ora che gli psicoanalisti se ne preoccupassero, specialmente oggi che il loro discorso ten­ de a imporsi come discorso dominante. Per oggi rimaniamo a Luigi II, del quale mi sarebbe piaciuto potervi proporre un ritratto. Il dottor Gudden diceva: paranoico; il dottor Robin diceva: schizoide. Cosa pensare, se non che il pri _ mo è preoccupato della propria immagine di medico che ha argomenti scientifici per giu­ stificare la deposizione del Re, e che il secondo è altret­ tanto preoccupato della propria immagine di medico non 31

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