Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983

sguardo quando lui si avvicinava e di mantenere sempre una certa distanza. Anche qui si trattava di ben altra cosa che non un segno di deferenza imposta, era fobia dello sguardo degli altri - un sintomo, quindi, destinato ad assumere in pieno la propria dimensione in quello che fu non solo -µn interesse, ma una vera e propria pas­ sione: il teatro. Il teatro, o, per meglio dire, l'opera, come teatro inte­ grale comprendente la musica. Molto spesso si sottovaluta questa passione, facendola dipendere dal suo affetto omo­ sessuale per Wagner; ma questo è solo un modo per giu­ stificare il giovane Re, le cui stravaganze si vorrebbe poter dire che erano dovute a delle cattive influenze. È piuttosto in senso contrario che bisogna interpretare la sua lunga e dispendiosa amicizia con Wagner. Luigi II s'è innamo­ rato solo di uomini di teatro... fino a stringere amicizia con alcune attrici! Con Wagner, quando organizzavano insieme una nuova produzione, era lui ad esagerare, pre­ tendendo sempre la perfezione. Si appassionava molto specialmente alle scenografie, voleva che fossero un'esatta r:iproduzione della realtà. Spendeva, somme favolose perché queste scene fossero naturali, con un fiume vero, degli alberi veri ecc... Quando si recitava un dramma storico, i costumi, la disposizione dei personaggi, dovevano essere copie fedeli, e il dramma doveva riprodurre esattamente l'accaduto. E se qualche dettaglio mancava o non corrispondeva, lui si infuriava e affermava: «voi rovinate tutto il mio piacere». Siamo ben lontani, agli antipodi della sottile analisi di Jean Genet, che sostiene che accanto al «dettaglio che sa di vero» occorre anche il «dettaglio che sa di falso». Ma, mentre per l'autore del Balcon e dei Paravents si tratta di fare apparire la dimensione erotica, al contrario Luigi II voleva proprio eliminare questa dimensione. Correndo un po', forse troppo, possiamo dire che si trattava di un tentativo di sopprimere la distanza fra la 25