Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983
la sua mancanza di forma». Né pare si possa individuare nel lavoro dello scrittore una crescita scandita, un gradus ad Parnassum che costituisca · in qualche modo un progres so, un'evoluzione, un accrescimento di capitalizzazione poetica: Delfini non si sviluppa, si _ realizza in momenti di grande intensità rapsodica. La sua divisa formale è la scheggia, il frammento (magari camuffato da racconto canonico), il «non finito». Lo statuto del romanzo non può coinvolgerlo, dal momento che la forma-romanzo re clama la centralità della struttura, mentre Delfini, eccen- . trico se altri mai, non ammette che di lavorare in zone marginali, sguince, secondo prospettive sghembe e punti di vista presbiti. Così, egli perviene al principio di stra niamento senza averlo né previsto né codificato: per puro ribellismo anticonvenzionale, per puro masochismo pas sionale. I suoi rovelli laceranti si fanno scrittura dell'ec cesso, accesa tra disgusto e malinconia: il più delle volte, questo il paradosso straordinario, con mezzi disperata mente artigianali. È proprio questa discontinuità istintiva che a un tratto sembra prender corpo programmatico, e comunque diventa prassi linguistica, a interessare le gio vani generazioni di critici: di critici - e non è un caso - che praticano anche la scrittura narrativa: vedi le recenti e brillanti analisi delfiniane . dovute a Silvana Castelli e a Luigi Fontanella. Insomma, Delfini lo si riscopre insieme moderno e contemporaneo. «Se avessi avuto altri amici, o non li a vessi avuti affatto», si legge nella lunghissima introduzio ne a Il ricordo della Basca, «sarei diventato un grande narratore, prima della caduta del fascismo; e dopo lo sarei rimasto. Ma è più probabile che se non avessi avuto gli amici che ho avuto, io non avrei mai scritto un rac conto o un quasi racconto». Ecco: la specialità di Delfini è quest'ibrido tra cronaca autobiografica e sogno delirante che egli stesso chiama «quasi racconto», magari con in tenti spregiativi. Se il momento di maggiore sprezzatura 188
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