Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983

senza ritorno è sopra la testa di tutti gli americani. Forse, una catastrofe individuale e collettiva. «Le componenti psicologiche associate al narcisismo patologico che si ma­ nifestano in numerosissime costanti della cultura ameri­ cana... hanno originedalla particolare struttura della fa­ miglia, che a sua volta è determinata dai nuovi modi di produzione». Non sono contro la memoria del passato, e sono pronto ad accettare l'autodifesa di Lasch di fronte alle critiche di romanticismo; ma a me pare che il passato, se una funzione sul presente e sul futuro può arrogarsi d'avere, è quella del suo essere perturbante. Del non permettere mai di abitare la casa dei nostri ricordi con tranquillità; del porci nella posizione di chi, spaesato, varca la soglia del tempo perduto per giungere infine alla chiara visione del tempo ritrovato. Conscio che i pensieri del passato possono tornare a perturbare la memoria del presente. È questo, credo, il riferimento al passato che cancella le illusioni perdute. Un'ultima riflessione riguarda ancora l'aspetto storico­ sociologico dell'indagine. Viene da chiedersi quali siano gli elementi di novità di una simile crìica globale, quali gli elementi di denuncia che a parere dell'editore scaval­ cherebbero anche il territorio americano per giungere fino alle nostre terre infuocate? È proprio vero che Narciso, incapace di volare oltre lo specchio rimane immobile, catastroficamente inollato ad esso a contare le sue rughe, i suoi nei, le sue ombre di decadenza? È proprio vero che lo stupore per la sua immagine lascia il posto alla critica della sua bellezza, e che il velo sulla sua emergente sensualità sia andato perduto a tal punto che all'Ombra del mito - non rimane che piangere sulla propria incapacità di gettarsi nello sta­ gno per abbracciarsi? Gli interrogativi sulle novità di questa indagine (sul piano del metodo e dei contenuti) e quelli aperti sulle 180

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