Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983

essere più nemmeno degli uomini. Da dove la salvezza? Nella ripresa del senso della lingua, nell'asseribilità, witt­ gensteiniana, che il mondo è logico. La logica come so­ stanza del mondo, che dato il mondo rinviene la regola. L'esplorazione della metafora deve evidenziare il gioco di queste regolarità. Non si tratta qui di formulare una logica formale, né tanto meno di attingere una logica assoluta, ma di guadagnare, di volta in volta, il gioco del nome come il gioco di un segno. Un segno che però disegna mondi. Benjamin esplora i sentieri della parola tra decadenza e salvezza alla ricerca della sostanza del nome; il problema che con lui si pone è allora questo: qual è la modalità di quel dire capace di attingere e mantenere l'originarietà della lingua, ossia di dispiegare in essa la logica del mondo? Detto altrimenti, è possibile elevarsi al punto di vista di Dio senza Oio? Dal modo di configurarsi di questo dilemma dipende e prende si­ gnificato il destino del noi:ne. Salvatore Nato[{ NOTE 1 Hamann J.G., Scritti sul linguaggio, Bibliopolis, Napoli 1977, p. 115. 2 Ben j amin W., Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini in Angelus Novus, Einaudi, Torino 1962, p. 67. 3 Ibid., p. 67. 4 Ibid., p. 66. 5 Scholem G., La Kabbalah e il suo simbolismo, Einaudi, Torino 1980, p. 214. 6 Ben j amin W., Op. cit., p. 58. 115

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