Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983
Il primo passo è un breve aforisma, che gli editori tedeschi datano fra il 1916 e il 1917 (cfr. G.S. Il, 2, 601; ed. it. pag. 199): «L'idea della commedia è l'uomo come soggetto logico. L'uomo in quanto soggetto della tragedia è ironico. - La maschera tragica: il volto senza espressione (das ausdrucks lose Antlitz). La maschera comica: il puro viso». In questo aforisma, come vedete, l'aggettivo ausdrucks los, non ancora sostantivato, è riferito a una maschera, la maschera tragica, distinta da quella comica. Questa maschera presenta un volto senza espressione, inespres sivo. Possiamo qui già fare una prima osservazione: aus druckslos non significa qualcosa, che resta al di qua del l'espressione, che non trova espressione in quanto è ine sprimibile, ma è, invece, una qualificazione del volto stes so, della superficie stessa in quanto inespressiva. Il secondo passo è tratto da quel saggio sul Compito del traduttore (1921), che avrete certamente già avuto oc casione di leggere e di commentare, e che Benjamin stesso annoverava fra i suoi testi maggiori. Benjamin, come sa pete, determina qui il compito del traduttore come una liberazione del linguaggio dal senso e come una restau razione di quella che egli chiama «pura lingua» (reine Sprache). «In questa pura lingua» egli scrive «che non vuole-dire più nulla (nichts mehr m�int) e non esprime più nulla (nichts mehr ausdruckt), ma, come parola priva di espres sione e creatrice (als ausdrucksloses und schopferisches Wort), è l'inteso (das Gemeinte) in tutte le lingue, ogni comunicazione, ogni senso e ogni intenzione raggiungono una sfera, in cui sono destinati ad estinguersi» (G.S., IV, I, 19). Il termine ausdruckslos è, in questo testo, riferito alla parola. Esso indica una lingua, una parola che non vuole dire più nulla e non esprime più nulla. Anche qui, non si tratta, dunque, di qualcosa che resta indicibile, sottratto 103
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