Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983
magico della sua scrittura (P.V., I, 107), come un fantasma evocato per nigremance. Basta menzionare a questo proposito la scenografia della sepoltura a cielo scoperto, dove, simile a un fanta sma sorto dal suo escript (de tombe!, riens, T. 1874), il morto appare · non pas en char, mais en painture (T. 1871), cosa che Villon chiama la sua estature d'encre (T. 1873), che indica in tutta evidenza, la sua opera escripte. È infatti nella escriptu_re, e soltanto in questa, che il poeta si sten derà continuamente per fare il morto, secondo il cy-gist [qui giace] dell'epitaffio integralmente letterario che riu- . nisce in questa medesima morte, nera e bianca, i nomi di François e d1 Villon. Che cosa sono diventati questi nomi, affidati succes sivamente alle peripezie del lavoro di scrittura che mira alla parità del bianco e del nero? Eccoli adesso uniti, allineati, nello stesso verso, proprio come . all'inizio del Lais, con la differenza, tuttavia, che il le è scomparso nel neutro del pronome impersonale: Cy gist et dort en ce sollier Qu'Amours occist de son raillon, Ung povre petit escollier Qui fut nommé Françoys Villon. Oncques de terre n'eust sillon, Il donna tout, chiascun le scetx, Table, tresteaux, pain, corbillon. Po . ur Dieu, dictes en ce verset:... (1884-1891) L'«escollier» del Lais non è più ormai che un «p�uvre petit escollier», uno sconosciuto, un esule del quale si ignora la terra natale (v. 1888). Quanto al suo nome, esso viene ridotto - si direbbe - a non essere più che un 91
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