Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

la lettera ritmica, aperta alla parità, non solo equilibra qui le opposizioni, ma le rende equivalenti: l'inferno, il cielo, il pery e la «parure» fanno tutt'uno. Tutto indica già che per Villon il significante pery non ha certo rag­ giunto l'orecchio di un sordo: ragion per cui occorrerà fare attenzione a non sorvolare sull'importanza che riveste per il poeta il nome, che egli si dà, di «enfant de Paris» (v. 1059), pronunziato alla maniera parigina 30 , non meno che il senso che assume il rigiro linguistico nella Ballade des femmes de «Paris»: il n'est bon bec que de Paris. Conviene qui ricordare che il nome di Paris si inscrive in una tradizione retorica ove ha un posto di primo piano nei giochi toponimici. Nel IX secolo, un monaco di nome Abbon «impegna tutta là sua erudizione - come scrive Curtius - per spiegare l'origine del nome Parigi: deriva dalla città greca di Isia - che sfortunatamente Abbon è il solo a conoscere ..:_ che è uguale a Parigi: Isia quasi par 31 ». Così il nome Parigi raddoppia e mima nel congiun­ gimento delle due sillabe Par-isia (isios) l'idea di «parità». Se Villon celebra in quanto poeta la sovranità . della lingua di Parigi, ciò avviene perché, confrontata alle altre parlate, è proprio questa che, per una specie di misterioso privilegio, le misura tutte al tallone aureo del bon bec de Paris: e Parigi diventa così, :riel sogno del poeta, il crogiolo ove la materia delle diverse lingue è trasmutata in una sorta d'idioma mitico (come il Volgare illustre di Dante), un idioma il cui conio unico e universale sarebbe il solo in grado di restituire a queste lingue diverse la loro sonorità purificata, scaturita da un «paradiso» della lingua supremR. Del resto, il paradiso sognato dai Goliardi non coincideva con Parig.? Paradisius mundi, Parisius, dicevano 32 • Questi giochi linguistici che facevano tradizionalmente di Parigi un toponimo favoloso, non erano certo ignorati da Villon. Parigi, di cui il poeta si dice figlio, non è sol­ tanto per lui un luogo materno di fecondità, di partì (parir, 87

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