Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983
di formulare, al di fuori del modello liturgico e nella materialità della lettera, il suo modo specifico di parto verginale. Se esaminiamo infatti un po' da vicino le pe ripezie della parità che scandiscono tutte le parole deri vate dal linguaggio del Padre Eterno, tenendo conto del l'omofonia, consueta nel francese antico, tra «père» e «pair» («pari, uguale») si noterà che l'innesto di questa genealogia di lettere si effettua sulla linea del parto ma terno nel verbo parir («generare»), e per l'effetto del quasi paronimico «rendre pair»: Ou nom de Dieu, Pere eterne! Et du Fils que vierge parit, Dieu au Pere coeternel Ensemble et le Saint Esperit Quit sauva ce qu'Adam perit Et du pery parre _ les cyeulx... (793-798) Nulla di più banale, all'apparenza, di quella formula liturgica richiesta all'inizio del Testamento. Occorre tut tavia notare che non è affatto inutile ricordare · che l'ar chetipo trinitario presenta il modello perfetto di una e guaglianza circolare nella differenza: il Padre Eterno è anche il Figlio che la Vergine h� generato (parit), e che è, coh lo Spirito Santo consustanziale al Padre. Così, o gnuna delle persone divine, includendo le altre due, par tecipa della vita intratrinitaria di un Logos governato dalla «parità». Occorre egualmente notare che nella catena allittera tiva articolata sulla lettera P: Pere, parit, perit, pery, parre, la rima perit (dal verbo «perir», «perdere», v. 797) con Esperit, è ripresa all'interno del verso 798: pery, nel senso collettivo di «coloro che sono perduti». D'altra parte il sostantivo verbale· pery, che allittera con parre, produce letteralmente il suo enunciato paradossale, che il dannato, il pery diviene la «parure» [«ornamento»] dei cieli. Così 86
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