Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983
e madre, tra i due padri e le due madri, mentre una delle due figure reca sempre il segno di una corruzione dell'altra. Bisogna tuttavia subito aggiungere, se non altro per neutralizzare quanto potrebbe esservi di troppo radicale nella nostra argomentazione, che il procedimento è sem pre in bilico, o, se si preferisce, è ambivalente, nel senso che il nome François, legato a questa «falsa beltà», abboz za un tentativo di riscatto della Dame sans Mercy. Egual mente, il nome di Villon, rigenerato dalla Vergine-madre, e che ritroviamo, ancora frammentato in acrostico nella Ballade de la Grosse Margot, sembra esser lì soltanto per esorcizzare, in una specie di unione mostruosa, il fanta sma satanico del ventre materno della creazione. Occorre infatti notare che tutta la fine di questa Ballata (Strofa III e Congedo) trasfigura lo sporco . o l'abiezione in una specie di armonia che somiglia, se non a una redenzione, almeno a un accordo, il cui ritmo integra in uno spazio «pacificato» il bruyt del nome dell'onta: Puis paix se fait et me fait ung groz pet (v. 1611) Si instaura così una sorta di simmetria tra la Ballade à la Vierge e la Ballade de la Grosse Margot, attraverso i due acrostici che recano entrambi il segno del femminile (Villon(e)): 82 Vente, gresle, gesle, j'ai mon pain cuyt, Je suis paillart, la paillarde me suyt, Lequel vault mieux? Chacun bien s'entressuyt, L'un vault l'autre, c'est a mau rat mau chat. Ordure aimons, ordure nous affuyt, Nous deffuyons heonneur, il nous deffuyt, En ce bordeau ou tenons nostre estat (1621-27). Tutto ciò fa pensare che il nome di Villon, dapprima
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