Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

- e muta che apre il settimo verso. È un caso che il nome del poeta rivesta qui, come prima (v. 851) la figura del padre, una forma femminile: Villone? Tutto avviene come se il corpo letterale del nome di Villon, aggrappato silen­ ziosamente al seno della Vergine Madre, potesse rinascere a questo nuovo porto. Non si può non vedere come il figlio, facendo corpo con la sua lingua virginale, radica la prima lettera del proprio nome, il V di Villon, nella parola iniziale Vous che si riferisce alla Vergine, e ·1a seconda nell'iniziale del figlio divino: Jhesus: Vous portastes, digne Vierge, princesse, Jhesus regnant qui n'a ni fin ni cesse. Le Tout Puissant, prenant nostre foiblesse, Laissa les cieulx et nous vint secourir, Offrfr a mort sa tres clere jeunesse. Nostre Seigneur, tel est, tel le confesse: En ceste foy je veul vivre et mourir (903-909). Certo si può dire che qui il Segno immacolato oblitera il segno nero. Significa ciò che questa ballata pone ter­ mine al contraddire? Niente affatto: giacché se il nome di Villon si fa candido, il nome di François si annerisce là dove, egualmente trattato in acrostico, figura nella stro­ fa della Ballata indirizzata all'ombra sinistra della Dame sans Mercy: Faulse beaulté qui tant me couste chier Rude en effe . et, ypocrite doulceur... ecc. (942-43). A questa prima strofa della Ballata fa del resto riscon­ tro la seconda, dedicata a Marthe, il cui nome, anch'esso trattato in acrostico, evoca simultaneamente la forma al­ terata di Mater e l'immagine confusa dell'amante martyr. Ed è ancora attraverso i continui giri di senso che Villon ricerca il gioco delle equivalenze dei genitori, tra padre 81.

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