Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

delle parole si accumuli sulla carta: senza un eccesso, un surplus di scrittura. Flaubert, che ammucchia mano­ scritti su manoscritti, allo scopo di cancellare gli inelimi­ nabili luoghi comuni, riassume questo atto equivoco con la formula, positiva e negativa insieme: Niente più scrit­ tura!, proclamata dai due copisti; liberatisi alfine del loro mestiere, al momento della lettura di un altro «testamen­ to». Si è detto sopra che il nome di Villon abbraccia al­ meno due registri significanti: il primo deriva dalla guille, l'altro dall'aggettivo vil che dà origine a tutte le conno­ tazioni della degradazione corporea e della sporcizia: Et vous, mon corps, ou vil estes et pire Qu'ours ne pourcel qui fait son nic es fanges (P.V., XVI, 27-28) Se, tuttavia, come abbiamo appena visto, il nome di Villon designa il padre immaginario dell'inganno, questo doppio «nero» in cui riconosciamo anche l'ombra sinistra di un corpo in disfacimento, legato all'estraneità del suo desiderio di morte: Triste, failly, plus noir que meure (T. 178), in cambio, il nome François, eh� deriva da «franco» nel senso di «nobile», «libero» .:... ricordiamo il ritratto dell'es­ collier François, frane au collier - introduce nelle parole un camp() di significati che è in rapporto con l'integrità del linguaggio, la sua «franchezza», la purezza e la cortesia dei costumi, senza dimenticare che il regno di Francia reca nel suo stesso ' nome l'immagine di - un luogo privo di ogni sozzura: France, qui de franchise est dite par droit non, come scrive Rutebeuf 19 • Per qùesta ragione il poeta François non desidera render pubbliche le sue disposizio­ ni testamentarie se non al regno di Francia, luogo unico 72

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