Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

vostra eccellenza, rispose Guglielmo, sol che lei ora mi dimostra troppo onore nel ritenermi un inglese e proprio della classe più alta; io sono un tedesco...». Ma il conte prosegue imperterrito: «Lei era testimone, disse a Jarno, e anche lei, Mister, aggiunge rivolgendosi a Guglielmo, quanta gente ospitai allora comodamente nel mio castel­ lo». E poi ancora: «Mi faccia un po' capire bene chi è quel giovane che lei chiama Meister e che dovrebbe essere un tedesco. Jarno non rispose nulla perché sapeva che il conte apparteneva a quel genere di persone che quando domandano una cosa vogliono propriamente impartire u­ na lezione; e infatti, senza attendere la risposta continuò: - Lei me lo presentò allora e me lo raccomandò calda­ mente a nome del principe. Se anche sua madre è una tedesca le assicuro che suo padre è un inglese dell'alta società; chi potrebbe ( del resto calcolare tutto il sangue inglese che corre da trent'anni in vene tedesche! Non vo­ glio insistere, so che voi avete sempre certi segreti di famiglia; ma non si creda in casi simili di darmela a bere». Nascosto tra gli ornamenti del padre, in mancanza dei quadri, c'era una piccola impurità che è l'impurità del significante, quell'elemento inglese che rappresenta per Guglielmo il significante paterno. In realtà si rivela qui che il nome del padre trascina sempre con sé un'impurità. Esiste per tutti un contagio razziale inerente al nome del padre. Ciascuno porta il nome che denota la famiglia patema, ma c'è stata anche una madre, esiste un nome materno, spesso proveniente da un diverso strato sociale o che ha · le sue origini in un luogo geografico differente: una famiglia ricca e una famiglia povera, una famiglia di professionisti con una famiglia di impiegati, un ceppo del nord con un ceppo del sud, per ciascuno significante paterno e significante materno sono in qualche modo divergenti e si contagiano nei sogni, dove le lingue si mescolano, i colori si coniu- 29