Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

del dominio di Arnheim ha origini molto lontane nei se­ coli; tra il donatore e il ricevente abili amministratori hanno moltiplicato, mutato, diversificato il patrimonio o­ riginario. Ciò che Arnheim riceve . non è quello che il testatòre gli ha lasciato. Di padre in figlio, lo scarto che sempre esiste, avevano già altrove rilevato la discesa obliqua, gli scarti di casella che già coinvolgono secondo noi le vicen­ de dell'Edipo, con il figlio che diventa nonno sposando la madre, con i romanzi familiari che · mettono in primo piano le figure degli zii. L'eredità non è mai una linea diretta, come già ci ricordavano Hegel e Marx parlando delle caratteristiche della ripetizione. In realtà ciò che gli altri perdono, il perverso ritrova. Anche se lo ritrova mutato, ma come gli conviene, dalla propria imprint. · Non diversamente da come di pagina in pagina i qua­ dri del nonno dilapidati dal padre diventano sempre più statue, e statue sono, in effetti ciò che Guglielmo alla fine ritrova: la, collezione di statue del nonno. Il sipario si è alzato, il puzzle ha dato il suo rilievo. Ciò che il perverso si trova, o no, a racimolare è simile al talento: può essere sepolto e lo ritrovi, duro, inattaccato dalle intemperie, o puoi averlo commerciato e lo troverai moltiplicato. Lo scontro di Guglielmo col padre avviene neli'ambito che si sviluppa tra passione e talento. Gugliel­ mo ha una smodata passione, così come Graziano inizia la sua analisi riferendo le parole del padre artista: mio figlio non ha un briciolo di talento. Diventerà un suonatore di piffero ìl Cellini, o il ma­ ledetto piffero imposto dal padre lo accompagnerà nella sua pratica di orefice e si ripresenterà ogni volta a sot­ tolineare con le sue note la comparsa dell'omosessualità? Qualcosa di sporco, di ambiguo, si accompagna al mo­ tivo del padre e tocca spesso in analisi un'impurità in qualche modo inerente al suo nome. 26

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=