Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

che costituiscono una alternativa all'ospedale psichiatri­ co. » (p. 391) L'aver privilegiato, in questa sede, l'accostamento di questi due brani può permettere forse, a questo punto, di riprendere l'ottica con cui inizialmente si è detto di una «deviazione» per la quale l'intreccio del «teorico » , l'innervatura, è come se denunciasse la sua sconfitta nei confronti della follia; la donna matta, infatti, che ci in­ troduce al suo resoconto con espressioni del tipo «Molto di me era contorto e sepolto e arrotolato su se stesso come una matassa » ... «Il grande casino era cominciato prima che fossi nata», nella stesura delle note conclusive sopra riportate, mostra un ultimo guizzo di «ribellione » e di vivacità nell'imporre il proprio 'titolo'! Il viaggio, infatti, volge al suo termine; qual era, ma soprattutto qual è per gli autori l'obiettivo, la meta? Può il testo stesso, di per sé, costituirsi come un punto di partenza per un riesame, per un ritorno sui problemi connessi alla sofferenza psichica da un lato e a quelli della terapia dall'altro? (pensiamo alla chiusura del manicomio e al «vagare» di chi si aggira sul luogo di una perdita). Per ciò che, in modo inevitabilmente rapsodico, qui si è ten­ tato di proporre, è sicuramente proficuo lasciare a Mary il compito di ricondurci alla sua domanda quale emerge dalle parole che concludono il suo viaggio: «Nonostante siano passati tanti anni, a volte mi capita ancora di avere paura di me stessa e di altri e di temere di spaventare altri. Troppo spesso sono come un topo squittente, capace di far strillare chi lo scorge... Ma sto migliorando. So che nella cittadina di Seaton, ...in chiesa pregano per noi. L'amore richiama amore, ed è bello sentirsi desiderati e beneaccetti! ». Siamo nel 1979; ventisei anni prima, nel 1953, Mary ha trascorso uri anno all'ospedale psichiatrico St. Bernard «tenuta in una cella imbottita». Il 1978, come ci informa J. Berke, è stato l'anno della «prima di un lavoro teatrale 196