Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

GIOVANNI POZZI La parola dipinta Milano, Adelphi, 1981 La parola poetica, com'è noto, spesso non si appaga di rimanere in custodia della pagina stampata. Per esibirsi sulle pareti domestiche di collezionisti, di gallerie d'arte e musei, spesso si confonde con materiali extra-linguistici, con segni (paradossalmente) non convenzionali grafico­ pittorici nell'ambito di supporti insoliti («fuori-dalla-pagi­ na»). Acquisisce l'esigenza di venire simultaneamente guardata come una opera figurativa e letta, di essere a­ scoltata come esecuzione di un testo m1.1sicale ed even­ tualmente letta (per es. «Karawane» del dadaista H. Ball). La fisicità della lettera si può manifestare oggi teatraliz­ zandosi attraverso l'orchestrazione della voce (per es. «a­ viation/aviateur» di A. Spatola) o l'attivazione poetica del supporto spaziale (per es. opere di U. Carrega). Si ricor­ dano due libri usciti di recente che contribuiscono a sto­ ricizzare la valorizzazione segnica della materia che vei­ cola la verbalità, il primo, di AA.W., focalizza l'oralità (Il colpo di glottide, la poesia come fisicità e materia, Vallecchi, Firenze, 1980), l'altro del poeta visuale Vincenzo Accame (Il segno poetico. Materiali e riferimenti per una storia della ricerca poetico-visuale e intérdisciplinare, Edi­ zioni d'Arte Zarathustra-Spirali, Milano, 1981). La parola dipinta, con sapiente pertinenza semiotica, s'incentra sul nodo problematico che collega il sistema comunicativo figurale col sistema figurativo linguistico · ritagliando per il proprio discorso testi in cui si rileva un messaggio estetico-linguistico autonomo, accompagna­ to da un messaggio estetico-iconico non giustapposto, so­ vrapposto, ma in fusione ipostatica col primo. G. Pozzi, all'interno di un omogeneo quadro teorico, affronta una tradizione . relativamente trascurata, considerata, per lo più, dalla critica illustre come «poesia leggiera» (se si 191

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