Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

planetarie - nella scoperta di una sorta di codice araldico degli stilemi del Fantastico Erotico Moderno. Alla colle­ zione iconica di Di Genova vanno quindi a pennello certe metafore protosurrealiste nate in ambito letterario (ma è nota la simpateticità perseguita specialmente tra imma­ gine e parola dagli esponenti principali del movimento): «Il desiderio, unico sprone del mondo; il desiderio, unico rigore che l'uomo sia destinato a conoscere» (Breton, L'a­ mour fou); «Ti ho dato il posto dello scandalo che non ha fine» (Aragon, Le fou d'Elsa). Nella pittura surrealista l'eros furoreggia in modo esplicito o metonimico:. chi non ricorda l'orologio con cui una donna si frega il capezzolo forsennatamente, e che perviene all'orgasmo rigettando tutti i suoi ingranaggi? O lo sperma che si arrampica sui mobili daliniani, fecondandoli? È il tempo rampante dell'erotismo come energia sov­ versiva, provocazione antiborghese. Il Fantastico si coniu­ ga all'Eros in una sorta di epica straripante e sarcastica. Oggi altro è il segno di questo potenziale: un segno ironico e autoironico, che sta a significare anche la coscienza dei limiti in cui la· società industriale (si chiami essa capitalistica o socialista) ha costretto la libertà delle pul­ sioni: e quindi, dei linguaggi. Frustrazione e scacco stanno a denunciare l'inafferrabilità storicamente determinata dell'oggetto d'amore, l'impossibilità della sintesi. Ecco per­ ché anche il sistema dei significanti pare costretto in buo­ na misura alla rinuncia e al ripiegamento: è l'antica ag­ gressività si è mutata in tentazione masturbatoria. Mario Lunetta 190

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