Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

She staked ber Feathers-Gained an Arc­ Debated-Rose again� This time-beyond the estimate Of Erivy, or of Men- And now among Circumference­ Her steady Boat be seen- At home-among the Billows-As The Bough where she was born. 6 Le metamorfosi del paesaggio aereo - quasi in picchi montuosi (703) o in ondosa superficie (798) - non risponde qui al tema della reversibilità dell'universo e dell'esistenza che informa i bestiari barocchi; non è soltanto, come av­ viene in essi, un prodotto della vertigine cosmologica e metafisica. Nella geografia celeste, percorsa e sconvolta dal volo, Emily costruisce una metafora della relatività dello spazio: finito/infinito, mutevole nelle sue apparenze, produttore di miraggi, e tuttavia misurabile. E infatti i termini matematici, «arco» e «circonferenza», identificano, geometrizzandolo, quel rovescio del visibile, quell'altrove, o quel «nowhere» (quel non-luogo ricorrente nelle poesie sugli alati), che l'energia incontra nella materia. Il bestiario segna dunque le vie d'irruzione nello spazio che l'«io» poetico percorrerà, di cui si approprierà, pre­ sentandosi, esso stesso, come creatura piumata, capace di volare più lontano di «ogni penna classificata dall'or­ nitologia» (1431) e di percepire «distanze» ! come quelle dell'amore e della morte, inaccessibili all'animale, ma in­ concepibili senza la loro preventiva misurazione (1155: «Distance - is not the Ralm of Fox», «La distanza non è il reame della volpe», o in 949, i versi 9 e 10: «Over the Light, yet over / Over the Are of the Bird-», «Sopra la luce, più in alto / Sopra l'arco dell'uccello-»). Nel be­ stiario si delineano, in altre parole, i fondamenti di una fisica da cui dedurre una metafisica; si profila, per usare 144

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