Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983
che Andrea Zanzotto nei suoi 'appunti' «Da Botta e rispo sta I a Satura» (in Eugenio Montale, a cura di Annalisa Cima e Cesare Segre, Milano, Rizzoli, 1977, p. 115-123) avvicina a «un'amorfa entità massificata». · Ed è con que st'ultimo significato metaforico che più volte altrove ri tornano i nomi di insetti, o l'immagine delle larve e dello sciame: un'immagine, quest'ultima, di cui Stefano Agosti, commentandola in Mallarmé (Il testo poetico, p. 76) sot tolinea il senso specifico di una «pluralità nell'unità». Una definizione che, nel rigore della formulazione scientifica, lascia tuttavia intravvedere un adito _ alle sparse annota zioni della seconda parte del mio intervento. Ma, a con fortare questa transizione, valgano, in limine, ancora tre versi di Montale, tratti da due poesie del Quaderno, scritte a pochi giorni di distanza: «Non serve un uragano di cavallette / a rendere insolcabile la · faccia del mondo» («Il pieno»); «Celia fu resa scheletro dalle termiti» («Due destini»). Cavallette e tern;i.iti, dunque: due insetti che richiama no alla «moltitudine», all_a distruzione, alla divorazione, alla triturazione: che, insieme con qualche altro - le mo sche, per esempio - hanno una lunga e forse non secon daria vicenda nella memoria storica collettiva. Una prima osservazione è che nel Genesi, là dove si parla della creazione degli animali, gli insetti non vengono nominati. Ma nell'Esodo (8) zanzare, mosche e cavallette (locuste) occupano largo spazio tra le dieci piaghe d'Egit to: «tutta la polvere della terra in tutto l'Egitto diventò zanzare»; «Venne un'invasione di mosche insopportabili... e la terra fu infetta da simili mosche»; «quel vento ab bruciante sollevò le locuste, che montarono su tutto l'E gitto... in numero sterminato». Ritorneranno, le cavallette, nel libro di Joele, indicate con quattro diversi nomi, se condo le specie, «verme», «locusta», «bruco», «ruggine», a devastare, presentate come un invincibile esercito ne- 131
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