Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

parte della sua vita nelle loro vicinanze, ed anche Poussin e il Lorenese avranno avuto familiarità con il paesaggio alpino. Certo, queste nostre montagne si prestano più del­ le Alpi ad essere dipinte, come dimostrano anche alcuni tentativi dei pittori moderni, pure non credo che il tratto specifico della bellezza del nostro paesaggio, quella ric­ chezza e finezza di sfumature che può apprezzare soltanto l'occhio educato da un lungo esercizio a coglierne la sin­ golare affinità con l'operazione interiore dello spirito... no, hai ragione, non credo che questo particolare tipo di bellezza possa entrare facilmente in un quadro. D. E tuttavia, la rappresentazione di quei contrasti cru­ di di cui tu parli, così come appaiono in natura, può suscitare una moltitudine di emozioni, di sensazioni: alla tecnica del pittoresco è legato l'effetto del sublime in pittura! W. Se posso giudicare dalla mia esperienza, è solo con molta lentezza e gradualità che la mente si apre alla percezione del bello: laddove in uno stesso spettacolo naturale coesistano i tratti di un'armonica e complessa bellezza e di una grandiosità semplice e sublime, la per­ cezione del sublime precede immancabilmente quella del bello. E secondo un'identica legge la natura lavora la superficie terrestre: le sue primitive operazioni hanno a­ vuto come effetto la produzione del subii . me nel paesaggio, mentre quella che chiamiamo bellezza è il risultato di una trasformazione · successiva e più sottile, alla quale non è estranea la mano dell'uomo, che ricava un insieme coerente da una molteplicità di parti discordanti. Anche in questo si vede l'affinità profonda che regna tra il nostro spirito e la natura esterna, non solo gli alberi, le acque, ma persino le montagne, le rocce - quanto, secondo una divisione del tutto arbitraria, chiamiamo natura inorgani­ ca, priva di vita... 108

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