Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
cinatio - che si realizza in un discorso totalmente privo di dialogo - la «persona assente» propone se stessa come colei che contempla, osservatrice dalla distanza e avam– posto del lettore. È esattamente questa struttura a dare l'impressione di una fitta monotonia, di un cicaleccio co– stante che serpeggia nelle «azioni pure» che si susseguono nelle pagine del romanzo. Questa pioggia di parole - or– mai ci è dato intendere - vorrebbe farsi «esperienza vis– suta»; se ciò avvenisse - ma così non è - ogni vuoto sarebbe colmato. 3. E invece se alla narrazione è dato di progredire c10 avviene proprio in virtù delle omissioni; ogni descrizione di un'azione potrebbe, infatti, essere di per sé illimitata se non ne intervenisse ex inopinato un'altra che, avendone mitigata la potenziale opposizionalità, viene allacciata dal– la «persona assente» alla precedente in una sorta di (falsa) conseguenzialità; i tempi verbali si dispongono allora in una consecutio rischiosa, dove può finire che ritrovino spazio i perfetti e, addirittura, una sorta di presente sen– tenziante: Egli si alzava sulla punta dei piedi per afferrare la bottiglia di rum (...), ne traeva un sorso rimettendola febbrilmente a posto con occhi esterrefatti (...). L'odore rimaneva nell'aria, sui dorsi di pergamena vicini; quanto a lui, per un pezzettino stava a distanza dai possibili accusatori. Sì perché fa male. Ma il nonno perché allora. E poi questo male non arrivava. Quando infine arrivò esso giunse per tutti e tre i piccoli im– parzialmente. La febbre 22 • La narrazione rimane pertanto, come avverte lo stesso Pizzuto, «indeterminata» o, meglio ancora, priva di qual– sivoglia determinazione, sovranità dell'omissione progre– dente fino ad afferrare il corpo stesso delle parole (come 96
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