Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

per lo spiraglio un'occhiata nello studio del nonno, dalle libre– rie fino al soffitto ... L'uso affettivo del sostantivo - esclusa la specificazio– ne dell'articolo ci si immette al di là di ogni dubbio in una relazione di rapporti parentali - pone la voce narrante all'interno del nucleo familiare nell'identica posizione che solo due pagine dopo verrà ad a·ssumere Pofi. La svista 11 - per quanto a buon ragione volontaria - provoca uno strappo violento nel tessuto del romanzo; da essa si può arguire che in questo mondo possibile gli individui Pofi e «voce narrante» sono forniti di identiche proprietà. O, meglio, che il corso di eventi che dipende dagli atteggia– menti proposizionali di Pizzuto, afferma che Pofi e la «per– sona assente» sono individui forniti di identiche proprie- t ' 12 a . Su questa «affermazione» - con la quale Pizzuto sem– bra tentare un recupero disingannato delle espressioni dell'io - poggia quel «simbolo della negazione» che lega indissolubilmente la «persona assente» a Pofi, e non an– cora il contrario. In virtù di questo legame sarà possibile vivere l'attualizzazione del passato - e non la «riattualiz– zazione» alla quale la presenza del solo Pofi con le stra– tegie dell'io avrebbe inevitabilmente portato - in una vi– scosità temporale che dirigendo il récit in un narrare privo d'eventi di superficie, finisce col disegnare i percorsi di un labirinto. Il labirinto è giusto il percorso dove non ci si vuole riconoscere, il luogo del misconoscimento. A questo «luogo temporale» tanto decisamente sfumato si può opporre solo la generosa fisicità dei luoghi geografici: sappiano essere loro gli eroi e i destinatari di questo romanzo privo di memorie, le «dilette Palermo, Erice e Castronuovo di Sicilia». 91

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