Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
inteso, a sua volta, indicare e correggere l'anacronismo delle critiche «giustamente severe» di Benveniste, un ele– mento di anacronismo che non avrebbe senso rilevare, se non si avesse cognizione anche dell'altro (cui si è fatto cenno), ordito con gli anni delle Remarques e della «ma– gistrale rettifica» e con questi nostri. Ora la figura di Abel porta ancora i caratteri di un certo dilettantismo glottologico, ma non più quelli di «un eccentrico estraneo alla linguistica più qualificata del suo tempo». Il quadro è segnato anche da citazioni (non poche, ma quasi spo– radiche, a dire il vero) delle teorie di Abel fatte da «stu– diosi interessati agli aspetti filosofici, o psicologici, del linguaggio, o alla sua origine», e queste citazioni, per la maggior parte, si svolgono, pur tra riserve, in apprezza– menti per una ragione o per l'altra. Del resto, Lepschy ha ricostruito, in compendio, e portato nel quadro la storia delle «riflessioni sull'enantiosemia», percorsa da «antiche tradizioni», che si svolgono, talora in tracce labili o disper– se, dalla retorica rinascimentale, dal pensiero linguistico arabo del nono secolo, dalla cultura ebraica, dall'esegesi biblica cristiana, dal pensiero romantico; e ha suggellato la ricapitolazione con il piacere dialettico di Hegel, il quale osserva come il verbo tedesco aufheben abbia «il duplice senso che equivale a conservare, mantenere, e anche a far cessare, por fine» e, nel fare questo esempio - uno dei più significativi e provocatori, nella questione qui intavolata -, dichiara che «per il pensiero speculativo è una soddisfazione trovare nella lingua parole che hanno in se stesse un significato speculativo» 53 . L'opera di Abel, dunque, ritrova un po' di credito, e si fa qualche stima delle sue teorie, se non delle specu– lazioni etimologiche del Gegensinn; e Lepschy ha semina– to dubbi nel campo della linguistica, interrogativi (tra quei «mutamenti di prospettiva») sulla possibilità che A-. bel avesse in qualche modo (forse là dove non pensava) ragione. Ma per le parole dell'antica lingua egiziana, e 40
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