Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
pefacente quiete, da un chiarore misterioso, e questo si– lenzio paurosamente luminoso si leva verso di noi come un richiamo affascinante e tragico al quale non ci si può sottrarre. Sono immagini che ci conducono in un incerto paese di frontiera, un'immensa terra di nessuno che non appartiene più alla vita, ma non ancora alla morte e in cui quindi si può continuare a vivere pur essendo già morti. Fra il tutto della vita e il niente della morte si estende una sorta di regno intermedio in cui la realtà coincide con il sogno o il reale con il simbolico, di modo che le descrizioni degli avvenimenti e dei paesaggi si ri– velano al tempo stesso metafore che descrivono il passag– gio ineluttabile che conduce alla morte: durante tale pas– saggio attraverso il regno intermedio, tutto può di nuovo accadere, anche se l'inevitabile è già accaduto; il possibile del sogno, della metafora, si sostituisce alla realtà e si fa reale. Questa almeno è l'interpretazione data dall'autore stesso della tragica storia del Barone Bagge, all'inizio del suo racconto. Si tratta in un certo senso di una storia tipica, che appartiene al genere letterario del «viaggio verso l'aldilà» e che potrebbe quindi essere accostata ad opere quali Moby Dick, Gordon Pym, Cuore di tenebra: durante la Grande Guerra un ufficiale dell'esercito austro– ungarico riceve l'ordine di spingersi con uno squadrone di cavalleria in missione esplorativa nella regione ai piedi dei Carpazi, per individuare le posizioni del nemico; ma lo squadrone è fin dall'inizio destinato all'ecatombe; solo il narratore riuscirà a fermarsi sul ponte che conduce all'irrevocabile e a fare ritorno, unico testimone, per rac– contare: la descrizione della missione ai piedi dei Carpazi si rivela in realtà come la descrizione del viaggio attra– verso il regno intermedio. Perché una vicenda così tipica e, in un certo senso, così già nota, ci riempie tuttavia ogni volta di un'emozione febbrile, come se fossimo noi stessi a ricevere l'ordine di metterci in viaggio verso quei paesi, o come se il rac- 233
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