Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
«In una sorta d'improvviso sconvolgimento psichico, in uno stato inaudito di confusione e di paura, mi assalì di colpo il desiderio di gettarmi da cavallo, di correre verso Charlotte, prenderla fra le braccia e lasciarmi piuttosto uccidere che strappare da lei - quando Semler, che intanto, al pari del trombettiere, era montato in sella, diede l'ordine di partenza. Più precisamente non udii l'ordine, ma vidi il comandante portarsi al galoppo sulla destra, i cavalieri, schierati per quat– tro, convergere pure a destra, e lo squadrone, portandomi via con sè, avanzò scalpitando dietro di lui verso il nord. Ma in quella, come se si fosse spezzato non solo l'incantesimo che gravava su di me, ma anche quello che avvinceva gli altri, dalla folla rimasta fin allora in silenzio salì uno strepito di grida e di richiami, e tutte le mani si agitarono in segno di saluto. Mi voltai ancora cercando con lo sguardo Charlotte. Ma fra me e lei s'era interposto qualcosa come un velo di neve notturna o di cenere, e non la vidi più». Terza immagine: «Alla nostra destra il San scrosciava così forte come se tra– sportasse tritumi di vetro anziché acqua; dal letto del fiume saliva un acciottolio assordante. Via via che avanzavamo, in– tanto, la valle sprofondava sempre più, e più trasparente si faceva la nebbia che avvolgeva i monti; vedevamo le loro cime sporgere rocciose· da immensi, neri boschi ed ergersi altissime al cielo, fin quasi ad occultare la luce del giorno; solo in alto, fra le creste dirupate, indugiava una striscia di luce ar– gentea, al che Hamilton sogghignò e disse: «Every cloud has a silver lining». E mentre nel fondo della gola il giorno s'era già di nuovo cambiato in notte, dal letto del fiume saliva contemporaneamente verso di noi uno strano chiarore, come di luminescenza marina, e ora anche il terreno cominciava a brillare, quasi fosse cosparso di fosforo; anche dai cavalieri e dai cavalli si sprigionava una luce innaturale, o meglio: erano circonfusi da un alone, come se dietro a ognuno fosse acceso un cero». Il paesaggio descritto in queste immagini è lugubre, desolato. Tuttavia esso appare anche pervaso da una stu- 232
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