Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
Le rivai de Desglands guérit. Second due! où la victoire rest à Desglands, ainsi cinq ou six fois de suite, et Desglands à chaque combat rétrécissant son rond de taffetas d'une petite lisier et remettant le reste sur sa joue (p. 345). Il duello ha fine con la morte della bella vedova e del suo rivale. Ed è appunto quando apprende la morte di quest'ultimo che Desglands si strappa dalla guancia il lugubre contrassegno ridotto ormai alla grandezza di una mosca. Questa marca «guerriera» e di morte (rond noir) - portatrice di morte - è «applicata» alla faccia di De– sglands (l'altra faccia della generosità) mosso come un automa dai fili di un codice che sta dietro il sipario del tempo. Altro esempio della meccanicità che domina gli atti del Padrone del Castello lo abbiamo in un'altra breve sequenza dove si parla della sua passione per il gioco, non condivisa dalla sua «maitresse». Quest'ultima lo ave– va anzi posto davanti a un aut aut: o lei o il gioco. Lui promette di non giocare più. Ma ecco che dopo dieci anni deve recarsi in città per un affare d'interesse e ha l'avventura di incontrare dal notaio un vecchio compagno di gioco «qui l'entraina à diner dans un tripot où il perdit en une seule séance tout ce qu'il possédait» (p. 222). Anche qui l'automatismo scatta anche dopo uno scarto di dieci anni facendo muovere secondo un codice predisposto il soggetto (colui che subisce l'azione). Le connotazioni del figlio di Desglands contribuiscono a definire i «maitres» del Castello. È un figlio naturale di Desglands e della bella vedova, è - secondo Jacques - «méchant, tetu, insolent et valétudinaire». Poi è figlio unico, «bonne raison pour n'etre qu'un vaurien»; sa che sarà ricco, «autre bonne raison pour n'etre qu'un vaurien». E aggiunge il Padrone di Jacques: Et comme il est valétudinaire, on ne lui apprend rien, on ne 162
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