Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
gnoso di cure, il beneficiario della generosità e della ri– conoscenza del Signore, in quest'ultima è lui ad aver il ruolo di benefattore. Infatti Jacques «reconnait la demeu– re de son bienfaiteur et de sa maitresse, il intercede et garantit le chateau du pillage» (p. 378). Ed ecco subito dopo il codice letterario prendere il sopravvento: On lit ensuite le détail pathétique de l'entrevue inopinée de Jacques, de son maitre, de Desglands, de Denise et de Jeanne (p. 378). Il Castello è di nuovo il luogo della coincidenza, il luogo di agnizioni rinnovate con effetti evidenti di tipo metanarrativo. Questo cambiamento repentino di Jacques nella se– quenza dell'assalto al castello di Desglands - cambiando di funzione e di fronte: da assalitore a salvatore - non si riferisce soltanto all'operazione di messa in ridicolo di alcune forme già codificate. La parte finale ad esempio, di cui fa parte integrante la sequenza (o le sequenze) del Castello B, con le varie versioni presenti nel testo magari in «raccourci» (donde la repentinità del cambia– mento di ruoli) si misura costantemente con lo schema del romanzo d'avventure e cioè «lo schema fondato sulla tortuosità del percorso» 10 • Questo cambiamento esprime una figura riscontrabile in altri luoghi del testo e che definirei come la figura del compromesso, che potrebbe contenere anche «la pente réformiste de Diderot» di cui parlano Lecointre e Le Gal– liot a proposito dell'arbitraggio dell'ostessa nella contesa tra Jacques e il suo Padrone. In questa prospettiva acqui– sta un'importanza particolare la funzione ultima che si trova ad avere Jacques nel Castello: quella di «concierge». Una funzione che gli dà anche dei poteri sul meccanismo dell'entrata e dell'uscita, che lo situa sulla soglia tra l'in- 160
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