Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
Il castello di Desglands (Castello B) è connotato im– mediatamente da una serie di marche della realtà. Prima di tutto è inserito in maniera organica nella storia dei suoi amori (e della sua ferita al ginocchio), e dunque nello sviluppo sintagmatico del racconto. È inoltre sovradeterminato da un apparato nominativo eccezionale: M. Desglands, Seigneur de Miremont! C'est au chateau de Mi– remont que tu es? chez mon vieil ami, le pere de M. Desforges, l'Intendant de la province? (p. 218). Il contatto con questo luogo avviene attraverso un emis– sario che, come si conviene al suo ruolo, deve solo essere portatore del messaggio ed eseguire degli ordini: «Allons, camarade, debout, habilez-vous et partons» (p. 125). Jac– ques, ospite da tempo da un dottore che lo ha in cura, non riesce a capire: «Camarade, laissez-moi dormir et partez. - Le valet me replique qu'il a des ordres de son maitre et qu'il faut qu'il les exécute» (p. 125). Una entità abbastanza indistinta («tout le monde»), ma che si identifica con gli abitanti del castello, è zn attesa dell'arrivo di Jacques, come precisa il servitore. Dépechez-vous, tout le monde vous attend au Chateau où je vous réponds que vous serez mieux qu'ici, si la suite répond à la curiosité qu'on a de vous (p. 126). L'arrivo al Castello si connota immediatamente come passaggio a un luogo migliore («où je vous réponds que vous serez mieux qu'ici»), un luogo dove esistono certe istanze del potere e alcuni privilegi rispetto allo spazio circostante. La moglie del dottore non perde l'occasione per chiedere a Jacques, già visto sotto una luce diversa per il semplice contatto con l'emissario del Castello, di intervenire in favore del marito. 152
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