Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
preparati a riceverlo. Dalla sua frequente loquela e sommo tacere è sentito da tutti; con uno impetuoso risguardo, immo– bile e mobilissimo, a tutti s'infonde. Con l'operare e col suo non operare fa grandissime, degne e admirabile opere. Col suo andare della ferma sua stabilità, si ferma e distrugge ogni cosa. Col suo intenso, sapiente e stolto udire, ode nulla, udendo ogni minimo ché; abbassando con pietoso alzamento il suo capo, et con questo suo abbassare viene a subblimare e ab– bassare gli abbassati. Ho accennato al fatto che il locus amoenus dei poeti possa talvolta rifarsi al principio della struttura elemen– tare e non alla fruizione dei sensi, come d'altronde già ci aveva rilevato Matteo di Vendòme. È un tipo di impo– stazione che in poesia prevale nei poemi allegorici, come l'Amorosa visione del Boccaccio, ma che non manca al– trove: nel Tasso per esempio: egli a differenza dell' Ariosto che predilige nettamente, anche per la rappresentazione dell'eden, il tipo basato sulla iniziazione dei sensi, opta per l'altro modulo dei quattro elementi, anche nel rifugio pastorale di Erminia e perfino nel giardino di Armida, dove, nonostante la forte presenza del tema della sedu– zione, la sequenza trascura gli elementi delle prove sen– sitive per insistere sulle presenze elementari di erbe, ac– que, brezze, fulgori. Ricordo di passaggio il fatto che il Tasso abbia scelto l'immagine dello specchio come figura portante di tutta questa rappresentazione (in quanto essa è un potente segnale che rinvia al locus edenico come specchio dell'universo); il ricordo, così fugace, serva da sostegno a queste affermazioni che, per forza maggiore, mancano della dovuta dimostrazione. Presso i mistici una rappresentazione della natura ri– ferita alla struttura cosmica si rifà al tema del libro della natura. Sul piano teorico, il tema si basa sul doppio con– cetto di parola e d'immagine: di parola, perché il mondo creato da un Dio parlante («Disse e fu fatto») è esso 138
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