Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
dine diverso. Ricordo ad esempio quel grande locus amoe– nus che è il regno di Venere nelle Stanze del Poliziano dove appunto compare il topos del boschetto. Nelle ras– segne dei vegetali, che concretizzano quel boschetto, il Poliziano dispose gli elementi a contrasto, tanto da farne nascere un rigido ordinamento oppositivo: mise la rosa all'inizio, la vite in fondo al catalogo, in mezzo collocò una rassegna di alberi non fruttiferi divisi in due sezioni fornite di un numero uguale di elementi. La disposizione, nel caso suo come in tutti gli altri in cui lavori una mente poetica superiore, non è ornamentale, ma intende rappresentare intensamente dei valori. Il Poliziano, per il binomio rosa-vite si rifà al carme nuziale di Catullo, dove la rosa (segata dalla lama dell'aratro) rappresenta la perdita della verginità, la vite, legata all'olmo, il ma– trimonio. Poliziano rappresenta la rosa nei termini della fioritura - sfioritura e la vite come secca, potata, sterile: in mezzo ci stanno alberi infruttiferi: il tutto costituisce un simbolo antinunziale e antiepitalamico che si capisce solo a riscontro di Catullo: fra parentesi, per un compo– nimento che descrive il regno di Venere e una vicenda amorosa, questa esaltazione dell'infecondità non è cosa da poco. Non mi fermo a lungo su questo motivo; l'ho evocato brevemente per sottolineare, analogamente a quanto avviene nel topos della bellezza, l'importanza del significato seriale che acquistano questi stereotipi nell'uso che ne fanno i poeti. Presso i mistici il luogo dove avviene l'esperienza è presente nella relazione che ne viene fatta. Ma come av– viene per il topos della bellezza, non è descritto per partes. Non discorro di quel modo di rappresentare il luogo come area di luce, o, in un grado più alto, di nube o di tenebre, che costituisce un tema particolare; un tema che sarebbe di altissimo interesse nel contesto del presente discorso, ma che ci condurrebbe troppo lontano; parlo solo del luogo quando è rappresentato nella forma della corografia 136
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