Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

la sua gola e le sue braccia. In quel momento la tristezza di prima si mutò in così grande letizia che di essa non mi è possibile dire cosa alcuna: era una gioia diversa da tutte le altre e non vedevo, udivo e sentivo altro. In quella gola, in quel collo vi era tanta bellezza che com– presi come quella bellezza poteva provenire solo dalla divinità: in quella sua bellezza mi sembrava di vedere riflessa la divinità e sentivo di stare davanti a Dio, ma non mi veniva mostrato altro che questo. Inoltre mi disse che talvolta vede l'ostia in modo diverso, cioè scorge in essa due occhi luminosi e così grandi che del– !'ostia pare rimangano solo i bordi esterni. Ma una volta mi furono mostrati quegli occhi, non nell'o– stia, ma nella celletta dell'ostensorio, ed erano così belli e così desiderabili a vedersi che per il resto della mia vita, come già mi accadde vedendo il collo di Cristo, non potrò mai più scordarmi di essi. Maddalena de' Pazzi si ferma spesso sulle piaghe o sui capelli. Veggo il suo capo non già pieno di sangue, ma sì bene come già disse il profeta Sicut unguentum in capite. Ogni capello ha la sua gocciola, che una non aspetta l'altra, e caduta la prima provoca la seconda, la seconda la terza, e la terza !'altre ... Quando c'è il processo enumerativo, ma è raro, e viene impiegato un apparato metaforico simile a quello dei poe– ti, allora non si vede nessuna coerenza su tutto lo spessore della figurazione metaforica, cioè né nei figuranti, né nelle motivazioni, né nei figurati; ecco una rassegna di Mad– dalena de' Pazzi: La statura dell'amore è appunto della statura del Verbo hu– manato. Il suo ventre è tutto smaltato di rose, posa i suoi piedi sopra dua base d'oro smaltate di color vermiglio, nelle sua braccia ha dua bracciali di christallo smaltati di rubini (havevi ben ragione, o mio Amore, di farti chiamare). Il petto 130

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