Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

Così ancora un figurante qualifica un altro figurante (e non più un figurato): Fra vivi labri di color vermiglio di perle un ordin era bianche qual neve o qual candido giglio. Coralli e' labri e vive rose el viso e le lattee perle ... Se le perle son qualificate con neve, giglio, latte, vuol dire che hanno in se stesse un valore zero. In una terza categoria, perso il collegamento fra figurante e figurato (tra rosa e labbra), i figuranti creano un messaggio refe– renziale di secondo grado, che pur rispettando in appa– renza i meccanismi dell'analogia, non riproduce la realtà intiera del figurato; e con ciò la metonimia, che era stata vanificata dalla sovrapposizione della analogia, intacca a sua volta il prodotto della catena metaforica. In Rerum vulgarium fragmenta 127,71, il poeta rappresenta i biondi capelli e il viso colorito con l'immagine di un mazzo di rose raccolto in un vaso d'oro; nel componimento 325,16 come un edificio con muri d'alabastro (il viso splendente), tetto dorato (le chiome bionde), uscio d'avorio (i denti) e finestre di zaffiro (gli occhi). Nei due casi, il viso, ri– tenuto descrivibile da parte a parte con determinati figu– ranti metaforici, è rappresentato nel suo insieme mediante un oggetto che non ne è per nulla l'analogo: un vaso di fiori, una casa non rappresentano mai un viso. Non si dica che sono allegorie. L'allegoria comporta l'estensione della stessa motiva– zione dal tutto alle parti di un solo figurante. Qui abbiamo dei figuranti diversi riuniti nell'uso da una sola motiva– zione che vengono a produrre un tutto per via di moti– vazioni diverse: infatti, in vaso d'oro, oro conviene sì a capelli, ma non vaso; finestre convengono a occhi per 126

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