Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

grado un'intenzione destrutturante. Se nei casi normali la compattezza del sistema si costituisce essa medesima come uno pseudo-referente, in quelli ora descritti lo smembramento dichiara l'avvenuta distruzione di questo stesso pseudo-referente, demistificando esplicitamente le conquiste presunte del discorso poetico. Ma è possibile anche un processo inverso, che distrug– ge ogni parvenza di similarità fra i figuranti, puntando sull'assoluta incoerenza fra di loro; cioè il modulo seriale vale in quanto nega se stesso. Nel componimento 157 dei Rerum vulgarium fragmenta abbiamo: testa = oro; volto = neve; cigli = ebano; occhi = stelle; bocca = perle e rose; sospiri = fuoco; lagrime = cristallo. L'in– sieme dei figuranti costituisce una serie massimamente incoerente: oro, neve, ebano, stelle, perle, rose, fuoco, cri– stallo. Se ciascuno dei collegamenti è corretto (perla = denti), il collegamento dell'insieme figurante con l'insieme figurato non può essere fatto. Perché? perché una realtà omogenea come un viso splendente viene ripartita e di– spersa in più elementi non compatti. Certo l'attivazione in massimo grado della non-omogeneità dei figuranti ot– tiene un effetto, ed eccelso nel caso del Petrarca: annul– lato il referente vero (il bel viso), vanificata la motivazio– ne, il poeta raccoglie i frutti della moltiplicazione effet– tuata, che vuol dire chiudere in una sola rappresentazione ciò che di pregevole ha l'universo. Ma come si vede è un risultato raggiunto per via di vanificazione, di costru– zione nel vuoto, sul non-oggetto. In una seconda categoria i figuranti non designano più né parti del viso, né le motivazioni; il figurante viene per così dire azzerato per– ché perde il suo valore metaforico. Così, fuori da ogni intento parodistico i capelli sono designati con argento in opposizione ad oro che, contro ogni verisimiglianza e contro la tradizione, designa le ciglia: Le ciglia d'oro e i cape' d'ariento. 125