Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

di motivazioni (colore, splendore). Abbiamo quindi due possibilità, una di vedere come ciascuno dei tre sistemi funzioni di per se stesso, e la seconda come l'uno inter– ferisca sull'altro. In altre occasioni ho parlato del funzio– namento dei singoli sistemi cioè delle relazioni orizzontali fra le singole unità degli insiemi; questa volta mi fermerò sull'interferenza dell'uno sull'altro. In breve il succo delle osservazioni che seguiranno lasciandomi guidare dalla lo– gica interna che anima i singoli sistemi e dalla dinamica che presiede al loro formarsi, è questo: 1. il sistema delle motivazioni oblitera la referenzialità del sistema dei figu– rati; 2. il sistema dei figuranti si rende autonomo per rapporto al sistema delle motivazioni e costituisce una referenzialità che non ha più nessun rapporto con il si– stema delle motivazioni e dunque a maggior ragione con l'oggetto descritto. Il sistema medesimo vacilla. E perciò in un caso come questo, il linguaggio poetico non crea il proprio oggetto, ma lo vanifica; o, se si vuole, lo crea sul vuoto del supporto che sembra essere il suo. In una prima categoria o fase, la contiguità, venuta a mancare sul piano dei "figurati per:. via della soluzione operata dai motivi base di luce e splendore, si ricostituisce sulla base di motivazioni secondarie che legano i figuran– ti. La cosa è possibile in quanto i figuranti che la tradi– zione ha via via accumulato si riferiscono tutti senza ec– ccezione a delle entità che appartengono a classi della realtà ben determinate: fiori e minerali; costituiscono cioè un lapidario prezioso e un nobile erbario. Il principio della similarità interviene a salvare un ultimo barlume di coerenza in quei casi in cui il collegamento fra figu– rante e figurato è andato perso; si direbbe che l'edificio pericolante venga puntellato in extremis. Ecco un esem– pio, preso agli Asolani del Bembo: Gigli, calte, viole, acanto e rose 123

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