Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982
non si chiude, fra i due punti «uguali» compare un dé calage, uno scarto minimo ma essenziale; massì, «un trou entre les pavés disjoints». In questa discrepanza dello stesso va a ficcarsi il romanzesco - non meno, direi, che nel rapporto fra le due posizioni privilegiate del soggetto e della finzione nello schema presentato. Si confrontino i due grafi, iniziale e finale: (1)�i I D (6) � i I s Risulta come in entrambi i casi i tre posti del soggetto, della finzione e dell'oggetto siano occupati dallo stesso termine. Le due forme di discorso sembrano pertanto per fettamente sovrapponibili. Sarebbe dunque a un risultato identificatorio che mette capo lo sviluppo dei discorsi del romanzo, sintetizzabile così: D = S? Sessi sovrapposti L'ottavo capitolo, che era rimasto da parte, può servire all'elaborazione di una risposta, o, al peggio, a un chia rimento della domanda. Esso, ho già detto, funziona, come del resto il prologo e l'epilogo, da apparato demistifica tore. Il racconto vi è «redigé au feminin», messo in bocca a un'amica di Simon Lecoeur, in un certo modo riscrive la storia narrata dal libro, tuttavia con alterazioni e di slocazioni sensibili: la risposta a un annunzio sul giornale, la sosta al caffè, la spedizione alla Gare du Nord (ma stavolta per ricevere un'amica della narratrice, Caroline), la comparsa di un giovanotto cieco somigliante a Simon, la bambina Marie... Tutto il microracconto è una ripeti zione, ma con esplicito décalage, del macroracconto. An che la narratrice a un certo punto sviene, per andare, al risveglio, all'appuntamento in un magazzino dove la riceve 79
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