Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

Le trou: lo stesso non è più lo stesso Che cosa residua da questo gioco, se tale, che ha san­ zionato e trascritto il corpo narrativo del libro? Una serie, non dico di formule, ma di sigle che articolano gli ele­ menti di un discorso pertinente a ciascuna fase: dove i materiali diretti dell'enunciato implicitano le intenziona­ lità dell'enunciazione. L'utilità di tali sigle è di dichiarare, a livello metalinguistico, quelle implicazioni. Se si allinea la serie dei discorsi così registrati, che vengono a costituire il macrodiscorso del romanzo, si po­ trà notare come essa sia caratterizzata dallo spostamento lungo le varie caselle, del segno (S) che indica il perso­ naggio Simon, cioè quello che nella convenzione del ro­ manzo configurerebbe il «soggetto» privilegiato, protago­ nista della storia-aneddoto e portatore della storia-raccon­ to. Esso occupa, secondo una successione regolare, i vari posti, fino a ritrovarsi · in quello di soggetto, da cui ha iniziato. Questa emigrazione disegna diggià un ciclo, o direi piuttosto una spirale. Ma sembra di essere incappati in nient'altro che in . un'ennesima simbolizzazione di quella circolarità che è stata registrata debitamente a carico dell'opera di Robbe­ Grillet e di altri testi del nouveau roman: «duplication» di cui Bruce Morrisette ha elencato con scrupolo i hm­ zionamenti: come analogo, come punto generatore, come tunnel fra due settori del campo romanzesco. Tuttavia stavolta il «ritorno dell'uguale» non si risolve in una spe­ cie di rispecchiamento fra interno/esterno, fra parte con­ tenente/parte contenuta, ma chiama in causa lo slittamen­ to di ciò che ho definito «momenti articolativi» del discor­ so romanzesco. Come ogni ripetizione, a detta di Freud, anche questa è marcata da un «forte accento di pulsio­ nalità», ma qui ripetizione significa ritornare allo stesso punto senza trovarlo mai più uguale. Ecco perché l'imma­ gine della spirale: alla conclusione del giro il cerchio 78