Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

L'apparecchio di demistificazione Fra questa e la sequenza successiva codificabile, il sesto capitolo inserisce una messa in dubbio esplicita di ciò che è stato fin qui raccontato. Con effetto di déjà vu ricompaiono come in moviola immagini che duplicano la scena iniziale del romanzo (il magazzino abbandonato dove ora Simon si risveglia dallo svenimento, il manichino di Djinn...) o trasformano con una minima alterazione sinistra elementi già comparsi (la «pozza di fango nera­ stro» diventa «pozza di sangue»), o prelevano frammenti di episodi raccontati precedentemente. Queste immagini sono tuttavia montate, è il caso di dirlo, secondo una successione cronologica arbitraria. L'effetto forte è provo­ cato da una articolazione di tempo diversa da quella che regola gli avvenimenti umani e, convenzionalmente, il rac­ conto (il testo fa un rimando alle «figures formées dans les reves» e al loro sfilare al momento del risveglio). Lo statuto stesso delle immagini viene posto in forse. Questa parte del sesto capitolo, come del resto l'intero ottavo cui si accennerà più avanti, costituisce ciò che chiamerei un apparecchio di demistificazione, se l'impe­ gno del racconto in questo libro di Robbe-Grillet - ma non solo in questo - sia di inficiare la finzione attraverso cui via via si costituisce. Non è magari senza rilievo che tutto questo brano si scriva alla terza persona, recuperan­ do la narrazione in soggettivo _ solo quando riattacchi il corso evenemenziale (sempre che per Robbe-Grillet si pos­ sa parlare di qualche cosa di simile). Uscito dal magazzino, Simon riprende la propria stra­ da. Torna nel caffè dove incontrò la studentessa in abito rosso, vi ritrova il bastone bianco da cieco, deliberatamen­ te si camuffa con un paio di occhiali neri, accettando la parte cui era stato costretto prima. Mentre esita a occhi chiusi, un ragazzo, che dichiara di chiamarsi Jean, si offre di fargli da guida per condurlo alla Gare du Nord, desti- 75

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