Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982
la funzione di Simon nel racconto si sdoppia: non soltanto è un oggetto (cieco) messo nelle mani del ragazzo, ma il travestimento, sommario eppure determinante, lo isti tuisce come finzione: egli finge la cecità anche se in effetti gli òcchiali opachi gli precludono ogni possibilità di ve dere intorno a sé. Questa «curieuse dégradation progres sive de sa liberté» si legge nel modo con cui viene cifrato il passaggio: ( 3 ) � i I s (dove i sta a segnare appunto il viaggio, compiuto in piena oscurità, al luogo dove si tiene la riunione. L'azione è dunque uno spostamento non solo spaziale, un invio nel senso più complesso del termine). All'arrivo in una sala dove avverte la presenza di molte persone, pur senza vederle, Simon incontra di nuovo Djinn o, per essere più precisi, ne ode la voce. È un discorso esplicativo dei fini che si propone l'organizzazione di cui fa parte ormai anche Simon. Un casuale spostamento de gli occhiali neri permette a Simon di accorgersi non solo che la stanza è piena di giovanotti ciechi guidati da al trettanti ragazzi, che paiono moltiplicare in un gioco spe culare la coppia formata da lui stesso e dal piccolo Jean; ma che la presenza di Djinn è un inganno: la voce è una voce artificiale proveniente da un altoparlante. Men tre ascolta la pseudo-Djinn enunciare un programma di lotta contro la prevaricazione delle macchine nella società contemporanea, Simon viene colpito alla nuca e perde i sensi (nuovo «invio», nuovo «viaggio», sia pure di genere particolare). Ecco lo schema: (4) � i I s 74
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