Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

numero negativo che la significa. Fin da bambina, dice Marguerite Duras, «il manquait déjà quelque chose à Lol pour etre là». Il dato dello sguardo struttura l'intero romanzo, il suo valore. Lol non è «colei che guarda», ma il supporto ne­ cessario di uno sguardo che si costituisce nella coppia. Così Lacan critico legge perfettamente la ragione del libro. Tanto meglio, e in sopravvanzo, se il libro dice quello che lui stesso ha insegnato. A questo proposito si potreb­ bero estrapolare parecchi passi del seminario sui «quattro concetti fondamentali», per finire con il lamento eterno: «jamais tu ne me regardes là d'où je te vois». Che sarà la identificazione della paranomasia robe-dé­ robée, se non la prontezza di cogliere come operi il signi­ ficante nell'organismo letterario? e fra gli indizi appena gettati e lasciati lì, come le molliche di Pollicino, la sot­ tolineatura dei «je pense», «je crois», etc. con cui Jacques Hold si sforza di costruire l'immaginario della vita di Lol, formula verbale ricorrente che attesta l'impossibilità del reale (a dirsi)? Il racconto di Marguerite Duras dice, a tutte lettere, meno di quanto vi legge Lacan, senza tuttavia prevaricare. Circa lo sbocco nella follia di questo «amore cortese», bisogna appoggiarsi alle ultime pagine di un commentator che è pure un auctor. (g.g.) 64

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