Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982
ho l'impressione che, lui morto, gli dovrò ogni giorno di più». GASTON BACHELARD La fiamme d'une chandelle Paris, P.U.F., 1961 Antonio Prete (ed. Italiana La fiamma di una candela, trad. di Marina Beer, con una Nota al testo di Maurizio Ciampa, Roma, Editori Riuniti, 1981) Libro «di pura reverie», La fiamme d'une chandelle è l'ultimo scritto di Bachelard, il racconto della sua ultima avventura nel labirinto dell'immaginazione. A differenza che nei testi precedenti - dove l'indagine sugli elementi materiali dell'immaginazione (da La psy chanalyse du feu a La terre et les reveries de la volonté) cercava un'unità compositiva nella forma - essai - qui la scrittura s'affida soltanto al respiro d'una lettura «fram mentaria» e alle fluttuazioni di una memoria «malinco nica», che ritrova la traccia di quel «tempo dimenticato dai sogni stessi» in cui la forma del pensiero si congiun geva con la forma del sogno. Resistendo «alla tentazione di scrivere, sulle fiamme, il libro di un sapere», il filosofo del «nuovo spirito scien tifico» si abbandona qui interamente alla fascinazione del le immagini parlate dalla lingua della poesia. Non l'unità d'un metodo d'indagine, dunque, non il progetto di deter minare un'organizzazione delle idee, ma soltanto l'ascolto dei poeti ispirati dal fuoco di una candela o dalla luce di una lampada orienta il cammino della meditazione di Bachelard. La poesia delle fiamme: questo il possibile sottotitolo 223
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