Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

nv1sta: il testo d'un intervento «seminariale» attorno a un passo della Pharsalia di Lucano (V, vv. 64-236), nel quale la parola-profezia della Pizia è esplorata dalla parte della Ragione, della Dissimulazione, della Verità, in una straordinaria intersezione del testo. Che diviene rapida­ mente oggetto critico in grado di funzionare come exem­ plum per un'escursione su alcune flessioni del linguaggio «corporale». Il breve intervento si conclude con un mo­ vimento consueto a Barthes, e indicativo della corrosione che egli andava praticando di ogni ordine di lettura che fosse cristallizzato in un solo sguardo, in un solo metodo, in una sola disciplina: del testo di Lucano si propongono diversi tracciati di lettura. Direi che il numero di Poétique tiene il passo con questa apertura, per intensità di scavo nei testi di Barthes, e per la congiunzione inconsueta tra passione di scrittura e sensibilità filologica. J. Derrida intesse, per frammenti, una lettura de Le degré zéro e de La chambre claire tra teoria, meditazione e memoria. P. Richard, muovendo dal Michelet, definisce una rete di correlazioni, secondo il modello di una critica tematièa di particolare efficacia. F. Flahault indaga sulla sponda dell'analisi del racconto, appoggiandosi a S/Z. G. Genette stende una trama critica attorno alla domanda-dubbio di Barthes circa il fatto di dover tenere in «pubblico» un «journal». Altri saggi, di T. Todorov, S. Doubrovsky, R. Bensmafa, M. Charles; pro­ seguono l'indagine intrecciando testimonianza con ricerca, interpretazione con commemorazione. Tutti i testi appaio­ no sorvegliati dalla discrezione e dallo «stile» di Barthes, come se la sua scrittura, e la sua particolare «clarté», richiamassero per un momento volute teoriche, civetterie di scuole, identità di metodo, ad una prova di verità. Sicché non solo per gli autori del numero di «Poétique», ma per molti altri, sembra possa valere quello che scrive in un passaggio Todorov: «Barthes fa parte del mio siste­ ma di alterità a me; gli devo senza dubbio molto; ma 222

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