Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

in ogni poesia, (...) la retoricità dei testi poetici, la coscien­ za verbale che si fa sempre più intensa col passare del tempo». Il terzo momento infine è quello della rappresentazio­ ne e implica «tre transizioni o sostituzioni: dall'ironia alla sineddoche, nella quale l'assente viene reso presente, e perciò viene ri-presentato; dalla metonimia all'iperbole, in cui qualcosa di svuotato viene di nuovo innalzato a una pienezza; dalla metafora alla metalessi, in cui qual­ cosa di esterno viene posto in un tempo interno, un tem­ po-a-venire». Ogni poesia moderna viene ad essere così costituita e iper-determinata da «pattern fondamentali di reciproci rimandi tra significati letterali e significati figurativi», di modo che il significato non viene «prodotto nelle o dalle poesie, ma nasce tra le poesie», un significato errante che «erra per difendersi». Diventa così comprensibile per­ ché non possa darsi in poesia un tempo presente, e non ci sia «anzi alcuna presenza, nessuna pienezza di signifi­ cato di nessun genere». Dove sta allora la poesia? «La vera poesia è costituita dalla mente del critico», cioè da colui che costituisce il testo travisandolo nella lettura, sia esso «poeta», «critico» o «lettore» nell'accezione tradizionale di questi termini. Risultato persino ovvio da che è l'interpretazione, altro nome per «revisionismo», a reggere tutto il gioco. Ancora e sempre Nietzsche, dunque? Il riferimento suona persino ovvio, non solo perché Nietzsche è più volte utilizzato, direttamente e non, nel testo di Bloom, ma ancor più se si pensa all'intonazione chiaramente «fran­ cese» di più d'una delle sue assise teoriche (anche se questa forma di influenza su Bloom è a volte mascherata dal silenzio o denegata mediante stoccate di passaggio, più che con critiche: Darrida, Foucault, Deleuze e Kristeva non sono lontani come la Kabbalà infatti); solo che poi arriva la sorpresa: sì, anche Nietzsche, ma soprattutto 210

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