Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

Non è difficile ritrovare qui alcune grandi coppie della tradizione del pensiero dell'Occidente, e non solo (caso/ necessità, determinismo/indeterminismo, ecc.). Ed è pro­ prio su quest'aspetto metadisciplinare che sottende «ra­ gioni» apparentemente lontanissime (come «fisica» e «sto­ ria») che il programma di Prigogine ha incontrato le cri­ tiche forse più dure ma anche più interessanti. Fino a che punto, infatti, l'ideale scientifico del deter­ minismo, quello che un Laplace celebrava apertamente agli inizi dell'Ottocento, è davvero superato? Prigogine e Stengers - più, ci sembra, nelle pagine de La nuova al­ leanza che nei più recenti contributi all'Enciclopedia (Ei­ naudi) - sembrano convinti del suo completo tramonto. Ma il determinismo, ribatte loro il matematico René Thom, «nella scienza non è un dato, ma una conquista» (R. Thom, «Halte au hasard, silence au bruit», in Le débat, 1980, n. 3, pp. 119-132, in particolare, p. 131). Sotto questo profilo si è al tempo stesso lontani («non è un dato») e vicini («è una conquista») a Laplace. In breve, l'obiezione di Thom (rivolta oltre che contro le idee di Prigogine e Stengers, anche contro tutta la corrente intellettuale che da differenti punti di vista ha fatto proprio il motto di von Foster l'ordine dal disordine) si può riassumere nella tesi secondo cui è «la dinamica determinista sottogiacente che modella la statistica delle fluttuazioni e non l'inverso» (R. Thom, op. cit., p. 126). Con il che Thom non nega l'esistenza di fluttuazioni in un s1stema: tuttavia quando il sistema è «strutturalmente stabile» (cioè, in breve, esso «resiste a piccole perturbazioni») la fluttuazione non ha effetto alcuno ed è quindi trascurabile: «è solo per perdita di stabilità strutturale che la fluttuazione diventa signi­ ficativa, ma solo nel quadro di una biforcazione preesi­ stente» (Ibidem, p. 127). È dunque tra due differenti mo­ dalità di spiegazione scientifica, quello, per così dire, «sta­ tistico» e quello che rimanda a una sorta di «archetipi» geometrici che, a parere di chi scrive, va intesa la con- 188

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=