Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982
sono divenuti animali pericolosi, che dovrebbero stare in gabbia come bestie feroci. La macchia di colore dei fiori si impone crudelmente alla piattezza delle cose, as sume la violenza di un felino: ogni cosa si arroventa, l'aria stessa è divorata. Il rapporto oppositivo semplice e essenziale che lega il bianco e il rosso (con i loro rappresentanti) è presente in molte poesie, si veda ad esempio «Ariel» (che dà il nome alla raccolta) e «Cut». Le cose di Ariel sono sotto poste all'intermittenza di queste due serie. Il lato dove le cose appaiono come in eclissi, votate alla sparizione, è il lato della luna, dell'acqua, dell'uovo morto, della perla, del vetro, della clinica. È il lato meduseo dell'immobilità, della pietrificazione, del silenzio della neve. Poi le cose, come passando attraverso l'operazione chirurgica, ricom paiono nella porpora del sangue, nel rosso dei fiori che sembrano carnivori: i papaveri, i tulipani, la camelia che si infuoca, le bacche rosse. Ma sono anche oggetti inani mati, gas, elementi che sprigionano un segreto bagliore delle cose. L'opposizione messa in luce è una vera e propria pro cedura di snodo e di articolazione della cosa: il suo pas sare di stato e di valenza sta in questa oscillazione. Non è tuttavia il caso di parlare di due serie separate - si è spesso parlato di sdoppiamenti nella Plath - perché il modello delle cose di Ariel è avvolgente, fornito dal so vrapporsi di cose diverse, nei loro diversi stati. Per esem pio i tulipani nascondono il loro rosso sotto il bianco della carta: «sotto la bianca fasciatura, come un bebé mostruoso». La cosa partecipa in questo modo dei due lati, e in questo modo non è mai ferma: il mutamento le appartiene dall'interno, l'operazione ne congiunge gli estremi opposti. E se ne rivela così l'aspetto più violento: la cosa è un mostro. In Ariel serpeggiano codici inconsueti per il genere 104
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