Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

ha avuto contatti, e nelle cui fila è stata tardivamente inclusa insieme a Ted Hughes. Il Movement propone una poesia «provinciale», con l'assunzione di precisi limiti alla sfera del poetabile. «Sia­ mo ben lontani dalle fascinose accumulazioni di immagini di un Dylan Thomas, o dalla frammentarietà grammati­ cale e sintattica di un Eliot» 4. Prevale dunque, contro ogni metafisica, un atteggiamento empirico, un'attenzione alla purezza della versificazione, una sorta di obiettività attenta al quotidiano: tutta questa poetica si fonda su una ricerca di precisione che vuole anche essere chiarezza, il tono prevalente è discorsivo. Ritroviamo molti di questi elementi nella scrittura del­ la Plath, soprattutto l'attenzione al quotidiano, la robu­ stezza degli impianti formali (versificazione, rime ecc.), l'uso del linguaggio discorsivo, colloquiale. Se ne distacca invece nettamente la sua tendenza metaforica, la presenza «visionaria» di oggetti che gettano un ponte anche con il filone di poesia di Blake e di Thomas. La densità al­ legorica ripresa da Donne, che in Eliot tende a organiz­ zarsi in una rete di correlativi oggettivi in grado di resti­ tuire significati globali, nella Plath si sfilaccia in un certo numero di cose, si irretisce nel complesso sistema che le dispone . nel testo (e ora vedremo come), si frantuma in parole e cose domestiche che puntellano l'allegorica rovina dell'esperienza plathiana. L'assoluto eliotiano - con questi frammenti ho puntel­ lato le mie rovine - si traduce nella Plath in cose che puntellano e sono puntellate: la sua stessa testa è il punto di arrivo di questa oggettivazione di rovine e di frammen­ ti 5 • La testa è il campo di sterminio, l'ammasso degli «orribili relitti», ultima catena di un processo che allinea le membra umane accanto alla serie delle cose, chiuse in una . medesima rigidità, disperse in una quantità di parti distaccate. Il riferimento alla testa con cui entriamo 101

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