Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

tenga conto di quanto andiamo dicendo, vorrei ricordare che avviene in essa il « felice incontro » tra lo sguardo del lettore e lo sguardo dello scrivente, felice incontro contraddistinto dall'ambiguità di un destino del tutto accidentale. Se prendiamo come esempio un'opera di Sade, Adelaide di Brunswick, le avventure di Adelaide sono marcate dal suo destino infelice di non essere, lei fedele, creduta tale dal marito, e in questa duplicità di avventura e destino si giunge alla parola fine. Finché, un po' oltre, dopo la firma di Sade, fuori dal cerchio dell'opera, c'è qualcosa in più, una nota di Sade che con­ ferma intera la paternità dell'opera, giacché la fi gu ra storica di Adelaide era troppo « macchiata » di vergo­ gna, disonestà e delitti per offrirla così allo s gu ardo del lettore. In quell'oltre il giro dell'opera, la paternità è af­ fermata nella dislocazione che rivela la doppia deforma­ zione, di uno scritto abbellente e di un'Adelaide deforme. Ed è quel « plus » che può indurre il lettore a ripercor­ rere con « un altro sguardo » l'intera opera. Una macchia in funzione dello sguardo è anche la macchia autobio­ grafica che pesa sull'opera: Laura è ancora più Laura, se si sa che era nella realtà una portinaia con prole. In questo senso, direi che la lettura di quei marxisti che indicano il valore del Capitale nella sottolineatura della conflittualità delle classi, colpisce il segno, perché indi­ vidua la « macchia » da cui l'intera opera di Marx può essere riletta. La forma logica delle classi Se nell'Adelaide di Brunswick abbiamo creduto di scorgere la ripetizione in atto, lungo una serie di com­ portamenti la cui funzione è di mascherare l'oggetto della narrazione, tra il suo inizio e la fine lo stesso og­ getto piccolo a in quanto « in più » veniva a spostarsi 14

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