Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

esso è come congelato in un « delirio di interpretazioni » (Benjamin su Kafka, Baudelaire Correspondances, Niet­ zsche: non esistono fatti, ma solo interpretazioni) una volta che appunto si siano spezzati i decreti di un sapere che ci corisegnava le cose entro certo ordine di espe­ rienza . : linearità del tempo, causa, progresso. La malattia non dice nulla in sé. Non è la malattia che scopre il mondo: essa è una metafora, una figura di una percezione anomala e indescrivibile del mondo. Flaubert ha giocato interamente anche la sua malattia nella descrizione del reale, con una determinazione che forse non ha riscontro. Far filtrare, attraverso la figura della malattia, un diverso ordine delle cose: appena in­ travvisto, al di là dell'insensatezza che si oppone come un muro (« la stupidità è qualcosa di incrollabile; nulla l'attacca senza spezzarsi su di essa. Ha la natura del granito, dura e resistente» I, 689). In questo l'esperienza della malattia ha qualcosa di simile all'esperienza mi­ stica (lo stile: « sangue dèl pensiero», altrove: « sudore del pensiero » - dunque escrezione): scopre qualcosa che essa non può descrivere. In questo caso dunque dob­ biamo distinguere fra esperienza della malattia e meta­ fora della malattia. L'impegno di Flaubert: il passaggio dall'esperienza · alla metafora, al linguaggio delle figure, che può allora (contaminato, ibridato) porsi nella sua precisione ed esattezza (in un nitore « che dà terrori ») anche il compito di parlare di ciò · che nel linguaggio non è compreso 7 • 7. Critica della storia, del progresso (Baudelaire-Benja­ min). L'immenso nuovo dell'età metropolitana (Baude­ laire) 116 La teoria degli chocs (Baudelaire-Proust-Benjamin) La lingua speciale - la tana - la solitudine di Crois-

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