Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

avuto di meglio! - disse Federico. - Si, può darsi dav­ vero: quel che abbiamo avuto di meglio! - disse Des­ lauriers» (tr. it. di V. Cajoli, Einaudi, Torino 1974). Agiscono sul loro passato come Bouvard e Pécuchet sul presente. Resta un cumulo di memorie di cui non si sa che fare: inutilizzabili appunto come rovine (Proust nel Carnet 1908 parte proprio di qui: il passato come un lago buio, in cui affiorano memorie inutilizzabili - « sento che un nulla può spezzare questo cervello»: La ricerca del tempo perduto è un'opera immensa per dar senso a ciò che appare qui insensato. La stessa battaglia per la memoria in Kafka: cosa c'è prima dell'arrivo al vil­ laggio del Castello? La colpa di Josef K? Perché Ross­ man è costretto all'esilio? Chi è senza passato - i morti bambini, gli animali, i folli - è aperto all'eterno (Rilke): ma chi ha passato deve partire da esso. Se esso è irre­ dimibile la vita stessa appare nel presente condannata. Il fascino della figura dell'angelo nel Novecento - Rilke, Proust, Klee e i suoi 48 angeli - perché l'angelo è esi­ stenza senza passato). Bouvard e Pécuchet agiscono come angeli distruttivi. Sono come Federico e Deslau­ riers nel momento in cui essi abbiano rinunciato a qual­ siasi tentativo di ricomporre e riscattare (o anche solo ricordare) il passato e l'abbiano cancellato. Rinunciato ad un accumulo di memorie senza senso e dunque si mettano ad agire insensati nella falsa sensatezza del mondo: « ciò che non ha un senso è superiore a ciò che ne ha» scriveva Flaubert nella giovinezza, mostrando una coerenza feroce e assoluta: « tutte le mie strava­ ganze non sono mai state altro che arabeschi che si intrecciavano sulla linea retta di un'idea» (II, 256). 4. Il sogno di Flaubert, la determinazione addirit­ tura tragica della sua esistenza, è quello stesso di Kafka: una lingua così perfetta che si presenta come una trama 110

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